Galati Mamertino oltre il Covid, Armeli: “Il paese si svegli, o sarà il baratro”

luciano armeli galati
  • L’anonima e piccolissima comunità galatese deve compiere uno sforzo a cui forse non è stata mai chiamata: rilanciare nell’ unità (e sottolineo unità) i gioielli di famiglia, che sono la cultura, la natura, la produzione di eccellenze culinarie, l’enogastronomia, con una pianificazione chirurgica e sfruttando al massimo la potenzialità delle connessioni del villaggio globale
  • Percorsi artistico-culturali, quali ad esempio quello gaginiano, quello del maestro organaro vissuto al tempo del Regno delle Due Sicilie, Annibale Lo Bianco; del poeta Nino Ferraù, l’enogastronomia andrebbero coordinati da stazioni e risorse umane in maniera collegiale, superando le iniziative individualistiche ma facendo network. Solo così si può agganciare una buona fetta di turismo da cui tutti trarrebbero beneficio.
  • Essere eccellenza in un contesto di miseria non giova a nessuno. Deve, a questo punto, funzionare esclusivamente un lavoro di squadra. I tempi di questo inadempimento erano già stati superati prima della pandemia. Forse sarebbe la buona occasione per cominciare a ragionare in un’ottica nuova in cui anche gli altri competitors nazionali sono al nastro di partenza. Avere il mondo dentro casa e fuori ci spostiamo con gli asini non serve. 

L’ultimo libro è frutto di un’articolata inchiesta sulle agromafie nell’area dei Nebrodi: si intitola  I vicerè delle agromafie. Storia di sbirri, bovini, malarazza, antimafia e mascariamenti.  Libro pubblicato a luglio di quest’anno: una storia di malavita siciliana, colletti bianchi e agromafie, oltre che dei poliziotti che hanno bonificato la riserva naturale del Parco dei Nebrodi, e per questo sono stati soprannominati la “squadra dei vegetariani”.

Lui è Luciano Armeli Iapichino,  definito uno “scrittore scomodo” per il lavoro svolto in tutti questi anni per le sue importanti inchieste su mafia e criminalità nei Nebrodi ma non solo.  Nel 2019 ha vinto il premio “Scrittore scomodo” della Fondazione Antonino Caponnetto. 

Luciano Armeli vive e scrive a Galati Mamertino, dove ha deciso di rimanere per amore del suo paese natale. Oltre a fare ricerca ed inchieste, è anche docente presso il liceo “Lucio Piccolo” di Capo d’Orlando.

Tra le opere da lui pubblicate, “Le vene violate. Dialogo con l’urologo siciliano ucciso non solo dalla mafia”, uno studio del profilo psicologico di Attilio Manca, vittima di mafia. Ne è esempio “L’uomo di Al Capone”, in cui racconta la storia di Tony Lombardo, nato a Galati Mamertino ed emigrato in America, dove entrò a far parte della malavita di Chicago.  

Nel corso degli ultimi mesi, insieme al resto dei suoi concittadini galatesi, ha vissuto l’esperienza della zona rossa a Galati Mamertino, così come la veloce ripresa fino a raggiungere zero positivi.

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