Jet privati: abolirli piccolo passo per i ricchi, grande per il clima?

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Azzeramento dei jet privati: è questa l’ultima richiesta degli ambientalisti per affrontare il cambiamento climatico. Nasce da una riflessione che dura da tempo e riguarda l’impatto di questi veivoli sul clima. Un dato a volte strabiliante, considerando che le celebrità quest’anno con il loro uso dei jet privati hanno emesso 482,37 volte più CO2 della persona media.

Ecologia e jet privati, punto di collisione

I jet privati “sono la punta dell’iceberg della crisi climatica”. Lo scrive Fridays for Future sul suo canale Telegram. Ma poi continua: “non esiste percorso per la decarbonizzazione che non includa il loro azzeramento“.

Così, citando un po’ Neil Armstrong sulla Luna, forse sarebbe il caso di pensare a questo “piccolo passo” per azzerarli, che potrebbe rivelarsi sul lungo termine grande per l’umanità che lotta contro il cambiamento climatico.

In tutto il mondo, i jet privati sono circa 22mila. Ma il problema non è soltanto il loro numero, quanto piuttosto l’utilizzo che ne viene fatto.

Il sarcasmo dei politici e il confronto con i dati

La “rumorosità” degli ambientalisti non è passata inosservata anche ai politici. Soprattutto perché nei programmi di Europa Verde e Sinistra Italiana e di Unione Popolare per le elezioni del 25 settembre c’è proprio l’abolizione di questi aerei. Le risposte, però, sono state dissonanti, soprattutto rispetto alla preoccupazione ambientalista.

Luigi Marattin, deputato di Italia Viva e presidente della Commissione Finanze, ha ad esempio dichiarato che i jet registrati in Italia sono soltanto 133, un numero così basso da non meritare attenzione, secondo lui. Non considerando, però, la particolarità dei viaggi che vengono effettuati su questi veivoli, per il fronte ambientalista è il motivo principale di discussione sul tema. Tant’è che il politico, poi, ha anche dichiarato sarcasticamente: “sicuramente abolendoli si risolve il problema dell’ambiente nel mondo”.

Secondo i dati di Transport&Environment, però, un viaggio di un’ora su un jet privato produce 2 tonnellate di CO2, ovvero il 25% di quanto una persona produca in un anno. In questo modo, i ricchi del mondo di fatto producono molta più anidride carbonica – così partecipando al processo di inquinamento – di una qualsiasi altra persona sulla Terra.

Anche perché, secondo i calcoli che vengono effettuati da pagine ambientaliste sui social network, spesso i viaggi di questi aerei durano molto poco, oppure sono persino senza passeggeri (si stima il 40% delle volte). E meno durano più inquinano, perchè decollo e atterraggio sono le fasi più inquinanti.

Le pagine contro i jet dei ricchi

Tutta questa discussione è emersa dopo la nascita di una serie di pagine Instagram che si occupano di tracciare i viaggi dei jet privati. Il loro obiettivo è quello di calcolare il peso di queste tratte sull’inquinamento atmosferico, oltre che di condannare chi le effettua, talora per motivi futili.

Un esempio? Il viaggio di Gianluca Vacchi da Bologna a Taranto per inaugurare la sede pugliese della sua catena di kebab, “catturato” dalla pagina @jetdeiricchi. “Il risultato sono 5,7 tonnellate di anidride carbonica emesse nell’atmosfera”, dichiarano gli attivisti nel loro messaggio. Un viaggio in treno sarebbe stato molto più sostenibile, dato che si tratta del mezzo meno inquinante. Ma sarebbe andato bene anche un volo commerciale, per quanto possa essere più scomodo arrivare all’aeroporto di Brindisi.

Ma nessuno è escluso: si parla del discorso di Renzi a Washington nel 2018, del viaggio di Fedez da Ibiza a Tirana con stop a Pisa, Elettra Lamborghini in vacanza nel Mediterraneo, Flavio Briatore per 24 ore a Mykonos. Il punto è sempre lo stesso: l’invito all’abolizione dei jet privati.

Il caso italiano deriva da un percorso di studio e tracciamento che era stato già iniziato in Francia, dove I Fly Bernard ha portato all’attenzione le stesse pratiche un po’ prima. Solo che lì si sta discutendo seriamente in merito alla problematica, tant’è che si ipotizza un aumento della tassazione.

Le alternative ai jet privati: dagli altri mezzi al carburante green

Sul Washington Post si riflette, invece, su quali siano le alternative possibili, quantomeno per ridurre le emissioni di questi veivoli e, di conseguenza, di chi li scelgono. Già oggi, ad esempio, è possibile richiedere l’utilizzo di carburanti green, prodotti attraverso gli scarti di oli e grassi alimentari. Questi costano il doppio di quello normale, ma sono quantomeno a un impatto molto minore.

Sul lungo termine, si potrebbe poi concepire l’uso di jet elettrici. Questi già esistono, e vengono prodotti ad esempio da un’azienda israelo-americana, la startup Eviation. Già nei prossimi anni ci si augura di vederli volare sopra le nostre teste.